24 gennaio 2013

IL TORO DI CRETA



Il Toro di Creta



Il Toro di Creta era un mostro taurino della mitologia greca. Aveva l'aspetto di un toro di grandi dimensioni, e possedeva la capacità di soffiare fuoco dalle narici.
Dall’unione del Toro di Creta con Pasifae, ninfa oceanina, nacque il Minotauro.

ERCOLE E IL TORO DI CRETA
La settima fatica di Ercole (o Eracle secondo la tradizione greca) fu proprio affrontare il temibile Toro.
Minosse, mitico Re di Creta, aveva promesso a Poseidone, dio del mare, che gli avrebbe sacrificato tutto ciò che fosse apparso dalle acque.
Prendendolo in parola, Poseidone fece uscire dalle acque del Mediterraneo un toro miracoloso di tale bellezza e forza che Minosse rimase stupefatto. Tradendo la promessa fatta, egli catturò il toro di Poseidone e lo nascose tra le proprie bestie. Ma il dio del mare, resosi conto che Minosse non aveva mantenuto fede alla parola data, fece infuriare a tal punto il toro che aveva creato, che questo devastasse Creta, creando situazioni violente e di distruzione di ogni tipo.
Ercole ebbe il compito di placare l’ira della temibile bestia.
Il sovrano cretese concesse senza problemi all'eroe di portar via il feroce animale, dato che aveva creato problemi a Creta. Ercole riuscì a catturarlo vivo soffocandolo con le mani, e lo portò con sé ad Atene, dove Euristeo avrebbe voluto sacrificare l'animale in onore di Era, che odiava Ercole.
La dea, tuttavia, rifiutò il sacrificio, per non riconoscere la gloria di Ercole. Il toro fu quindi lasciato libero di vagare, finché si fermò a Maratona, diventando noto come "toro di Maratona".




Ne Le nozze di Cadmo e Armonia” Roberto Calasso sottopone all’attenzione del lettore diversi momenti della vita di Ercole. Ora, dato il nostro interesse verso la figura del Toro di Creta, annoverato tra le fatiche di Ercole, riporterò due frammenti della sua mitografia. Nei due brevi testi che seguono, le vicende di Ercole e del Toro si incrociano con quelle di Teseo.

“Dopo gli amori con Pasifae(*NB), il toro era diventato selvaggio, e Minosse aveva chiamato Eracle per catturarlo. L'eroe lo aveva preso e portato sul continente. Per lungo tempo, il toro aveva vagato nel Peloponneso, prima di giungere in
Attica. E nessuno era riuscito a vincerlo, neppure Androgeo, figlio di Minosse, che pure vinceva tutti gli Ateniesi nei
giochi. Lo vince Teseo, a Maratona. E lo offre a suo padre Egeo, che
lo sacrifica ad Apollo.”

“Da allora, e per anni e anni, Teseo ed Eracle avrebbero compiuto imprese simili, che talvolta si sovrapponevano, come in una 
gara. Quando i due eroi si incontravano, in paesi lontani, erano come 
mercenari che si ritrovano la dove scorre il sangue. E, se un giorno Eracle scendesse nell'Ade per liberare Teseo, si direbbe sia un atto dovuto fra vecchi compagni d'armi. Eppure immensa è la distanza fra loro.”


N.B. Si ricorda che, secondo altre fonti, questo famoso toro non era una creatura di Poseidone, ma l'animale di cui Zeus aveva preso le sembianze per rapire e sedurre Europa, la madre di Minosse.

5 gennaio 2013

Le Cavalle di Diomede (VIII fatica)

Gustave Moreau, Diomede divorato dalle sue cavalle (1865)


Euristeo ordinò a Eracle, come ottava fatica, di catturare le quattro cavalle selvagge del tracio re Diomede, che governava sui bellicosi Bistoni. Le sue stalle, poste nella città di Tirida, erano il terrore di tuta la Tracia. Diomede infatti teneva le sue cavalle legate con catene di ferro a mangiatoie di bronzo, e le nutriva con la carne dei suoi ospiti ignari. Un'altra leggenda vuole che si trattasse di stalloni ed i loro nomi erano Podargo, Lampone, Xanto e Dino.
Con un piccolo gruppo di volontari, Eracle arrivò in Tracia, e giunto Tirida soproffece gli stallieri di Diomede e condusse le cavalle sulla riva del mare, dove le lasciò in custodia a Abdero. Eracle non sapeva però della pericolosità degli animali, e quindi Abdero fu divorato dalle giumente. Eracle tornò indietro ad affrontare i Bistoni. Quest'ultimi erano numerosi, ma egli riuscì a sconfiggerli con l'astuzia, infatti tagliò un canale e l'acqua del mare invase la bassa pianura. Sconfitti i Bistoni, Eracle stordì Diomede con un colpo di clava, e nè trascinò il corpo lunghe le rive del lago artificiale e lo gettò in pasto alle cavalle, che lo divorarono ancora vivo. Così dopo aver placato la fame delle bestie, Eracle potè domarle facilmente.
In memoria di Abdero fondò poi la città di Abdera sul sito della sua tomba.
La leggenda volle inoltre che Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno, fosse un discendente di tali cavalle.

22 dicembre 2012

Buone feste!

A tutti gli "studiosi" del Blog

tanti tanti auguri  di un buon Natale

e di un felice 2013!

6 dicembre 2012

LA CERVA DI CERINEA (III Fatica)


La Cerva di Cerinea era un animale sacro ad Artemide, la casta dea della caccia e della luna. 
Euristeo, stupito per l'eccezionale valore di Eracle, decise di affidargli una terza impresa. Infatti, nei pressi della regione di Cerinea viveva una splendida cerva, dalle corna d'oro e dagli zoccoli d'argento e di bronzo, che fuggiva senza mai fermarsi incantando chi la inseguiva, trascinandolo così in un paese dal quale non avrebbe più fatto ritorno.
Eracle non poteva assolutamente ucciderla, poiché essa era una cerva sacra, e quindi l'eroe si limitò a inseguirla. La frenetica corsa durò circa un anno, sconfitto in ogni tentativo di raggiungerla,  non gli rimase altra scelta che ferire leggermente l'agile cerva con una freccia, e caricarsela sulle spalle per riportarla in patria.
Lungo la strada del ritorno incappò in Artemide, infuriata con lui per aver ferito una bestia a lei sacra: ma l'eroe riuscì a placare le sue ire, ed ottenne da lei il permesso di portare la cerva ad Euristeo. Dopodiché al leggiadro animale fu concesso di tornare a correre libero nelle foreste.


Fonte: Wikipedia

Ercole e i pomi d'oro delle Esperidi (XI fatica)


Quando Euristeo gli ordinò di prendere tre mele d’oro dal giardino delle Esperidi (regalo di nozze per Era e Zeus da parte della Terra), Ercole dovette andare in cerca dello stesso giardino. Ricevette indicazioni dalle Ninfe dell’Euridiano, che gli consigliarono di costringere Nereo (divinità del mare onnisciente) a rivelargli l’ubicazione del luogo. Ercole catturò Nereo, che gli rivelò dove fosse il giardino.

Ora, ci sono due versioni discordanti del mito.
Ercole nel giardino, di Rubens

Una versione narra che Ercole giunse al giardino, scagliò una freccia avvelenata al di là del muro uccidendo il drago-serpente (posto lì da Era) che faceva guardia ai pomi, e prese le tre mele1.

L’altra versione narra che Ercole non entrò mai nel giardino. Infatti, prima di arrivare incontrò Prometeo incatenato alla rupe, e uccidendo l’aquila con le sue frecce lo liberò2. Prometeo in cambio gli consigliò di chiedere ad Atlante (titano, fratello di Prometeo e padre delle Esperidi) di prendere i pomi al posto suo. Alla proposta, Atlante accettò purchè Ercole tenesse il cielo al posto suo mentre prendeva le mele3.  
Prometeo e Ercole, di Christian Griepenkerl
Ma quando tornò con le mele, Atlante rifiutò di riprendersi il cielo4: Ercole allora gli chiese di reggere il cielo un’ultima volta, così lui se lo sarebbe sistemato meglio sulle spalle. Una volta che Atlante riprese il cielo, Ercole se ne fuggì via con le mele.

Note:
1 Seneca è d’accordo con questa versione (HO v.18)
2 Eschilo è d’accordo con questa versione (Prometeo Incatenato vv.769-775)
4 Leopardi è d’accordo con questa versione (Operette Morali, n°2)

Fonti: Wikipedia

Conocchia (immagine)

Al posto di mettere una foto di una conocchia, metto un quadro di William-Adolphe Bouguereau, La filatrice, perchè mi pare più bello.
La conocchia o rocca è quella che la ragazza tiene nel braccio sinistro (a destra nell'immagine); l'altro aggeggio è il fuso.
Nella conocchia si metteva la lana (nel quadro è tenuta su dai nastri azzurri), che poi con il fuso veniva trasformata in filo, facedolo ruotare (è complicato da spiegare, ma ci sono dei video che mostrano come si fa).
[L'immagine viene da Wikipedia, ma tanto è nel pubblico dominio.]